Faggio (Canfaito) tecnica mista su tela 80cm X 80cm
ALBERO ECOLOGIA DELL'ANIMA
TESTO CRITICO
CURATO DA
PIERLUIGI MORESSA
Le suggestioni presenti
negli allestimenti compiuti da Elisa Latini per la mostra "Albero:
ecologia dell'anima" rinviano a numerose radici culturali ed emotive.
Il primo termine che viene
alla mente è desunto dalla lingua greca: "déndron",
cioè "albero", ma non semplicemente nel senso di "aspetto
arborescente". Nella parola greca risuona il prefisso di molti
sostantivi dotati di interesse biologico e vegetale e allo stesso tempo si
avverte il richiamo a una cultura: quella dei boschi sacri agli dèi, dei delubri:
i templi allestiti per la purificazione, dei riti lustrali, che consentivano
agli uomini, resi puri dalle acque, di accostarsi alla maestà degli dèi.
L'albero ci riporta,
dunque, al tempo classico, e questo recupera le proprie ragioni nei
primordi dell'uomo. Sappiamo che senza gli alberi e la loro funzione
fotosintetica, che coinvolge luce, acqua e ossigeno (gli elementi di base della
sussitenza) non esisterebbe la vita.
Ed è la clorofilla il
pigmento efficace, che innesca le reazioni biochimiche proprie della foglia.
Qui l'arte di Elisa Latini si rende protagonista di un recupero: dal pigmento,
al colore, all'immagine interiorizzata, dematerializzata, resa pura idea e
insieme istante di una folgorazione.
Dal disegno preparatorio
all'immagine finale: il fotogramma di Elisa Latini esprime la conquista di uno
spazio virtuale che avvicina l'interiorità dell'albero all'anima dell'uomo.
Ulteriori suggestioni
sorgono dal percorso naturalistico impresso da Elisa ai luoghi della sua
quotidianità: la val d'Esino, i boschi di faggi e di conifere nella Marca
d'Ancona, ultime propagini d'infinito in vista di azzurre lontananze
adriatiche. La poesia dei luoghi si rende poesia della forma, e questa diviene
intimo sussulto dell'anima fissato definitivamente sulla tela, ma allo
stesso tempo destinato a risuonare nello sguardo e nell'anima del fruitore.
In questo, albero e anima,
ecologia della natura e della mente rinviano ad assonanze comuni. Le opere di
Elisa Latini compiono questa sintesi e raggiungono vertici di appartenenza
universali.
Direi che il suo stile non è
estraneo a certa preziosità d'estremo Oriente, col richiamo incantato a una
natura purificata, semplificata e proposta in modo ancora più intimo.
Colgo anche segni grafici evocativi di un Giappone che fu impero del Sol
Levante e ora è avanguardia dell'Occidente tecnologico, le reminiscenze
di una pace dell'anima che solo ad antichi riti e a profondità del pensiero
possono appartenere.
Pierluigi Moressa
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