FAGGIO 2 (Canfaito) tecnica mista su tela 80cm X 80cm
ALBERO, ECOLOGIA DELL'ANIMA (02)
TESTO CRITICO ACURA DI
ELEONORA LATINI
Quello che ci propone Elisa Latini nella
sua nuova mostra è un prezioso incontro con lo spirito degli alberi.
Certo, l’espressione artistica non è che
l’eco dei rumori di un’anima, per cui quegli alberi svettanti, quella
profondità di foreste trovano primaria consistenza nella percezione personale e
interiore dell’artista, ma, proprio per la potenza del mezzo, non di meno riescono
ad essere in comunione anche con noi. Elisa Latini ha interpretato ogni albero,
ogni cavità lignea e ogni arboscello
concependolo nell’imprescindibile relazione con l’Essere Umano; ha dato ai suoi
alberi caratteri, inclinazioni e respiri.
Il rapporto viscerale che l’artista
intrattiene con il soggetto della mostra, è lo stesso che la avvince all’esistere
di quello in Natura: un grande amore.
Questo ciclo di lavori presuppone un
occhio instancabile di ricercatore e fa pensare alla nascita di una sorta di “Viaggiatore
per alberi”, il “fratello terrestre” del marinaio irrimediabilmente attratto
dall’Oceano; uno che sempre si guarda intorno e anche nell’aiola sotto casa, trova
il suo tronco protettore, il suo alter-ego frondoso o solo un silenzioso amico.
Tutta l’esposizione è pervasa da
cromatismo notevole, da una cifra grafica ben caratterizzata e da un’eccezionale
visione prospettica.
Il colore arriva con magnificente potenza:
alcuni alberi sono scaldati da bagliori d’oro o d’ocra … come in certe giornate
d’estate, che uno alza lo sguardo tra le fronde e rimane abbagliato dalla luce della
canicola; altri sono persi in meravigliosi azzurri di cielo, quasi, tendendo ad
esso, si dissolvessero nella luce e nel colore.
Ma non solo scelte e accostamenti
cromatici trasmettono una grandissima energia, anche la tecnica grafica: caotica
e sussultoria nel dettaglio; implacabile
definitrice di forme nello sguardo d’insieme. E quell’ energia così, nella
congiunzione di più forze , diventa potenza, in certi casi pre-potenza anche:
quella della Natura, tenace e perseverante nel suo vitalismo, nel suo resistere
alle Ere, dalla notte dei tempi e giù:
lungo la catena dell’evoluzione.
La visione prospettica termina il
trittico, ne sta all’apice e insieme a tecnica e colore, è indiscussa
protagonista nel più vario ventaglio di destrezze acrobatiche.
Essa esalta la multiformità e l’ordinata
complessità della vita vegetale, quel suo poter essere percepita in semplici
forme geometriche di sintesi e il suo contemporaneo esplodere in infinite
possibilità di dettaglio.
E sempre la visione prospettica rende gli
alberi svettanti e regali; permette che l’occhio trovi antri immaginari in
cerca di tesori perduti o che abbia l’impressione di addentrarsi, ove poter
abbandonare i propri segreti o la proprie false maschere … i sogni o le paure.
L’albero viene declinato in tutte le sue
potenzialità, se ne sfrutta l’aspetto decorativo, ma se ne percorre anche il
simbolismo sino ad arrivare alla profondità dell’essere stesso. Alla vita.
Talvolta, nel momento in cui lo sguardo coglie
certe tele una accanto all’altra, si ha come l’impressione che in maniera
simbiotica e interconnessa, quella in cui è meno evidente l’anatomia dell’albero, non sia che un particolare millesimale
della vicina esplicita e intera, un ingrandimento al microscopio di milioni di
volte, che ne mostra l’intima natura.
Nell’intreccio di rami e cortecce sono
nascosti alveoli e ventricoli, cuori e polmoni anche nostri; oppure cellule pulsanti
con nuclei e reticoli, membrane. Una visione che ricorda e esalta la
consistenza frattalica e perfetta della natura.
Delle
tele fanno pensare agli uomini … o donne
anche … quelli che per particolari inclinazioni nella vita rimangono
silenziosi, solitari, alteri, coraggiosi. I due pini così, potrebbero diventare
vecchi amici o innamorati, l’uno magneticamente attratto dal calore dell’altro
o, come hanno inteso altri, umanamente partecipe del dolore; il noce: un
vecchio saggio, una guardia o un protettore; gli abeti: amici accoglienti nel
momento del bisogno.
Ecco, gli alberi di Elisa Latini sono esseri
complessi: benevoli o silenti ascoltatori, giovanotti aitanti verso il cielo o
anziani rugosi con sulla corteccia le mille cose del mondo.
Vivi, semplicemente stanno, facendo della
linfa il loro sangue e del loro respiro la nostra aria. Anche per questo,
l’artista sente le piante così vicine al suo cuore, ne sente il nutrimento e
naturalmente permette, che esse popolino il suo immaginario.
Eleonora Latini